Per non dimenticare!
Novembre

 


Il lunedì, dopo la pausa di riposo, di uno dei tanti, moltissimi operai che fecero grande e rinomata nel mondo l'Industria Milanese torna al suo operoso lavoro. La grande Industria oggi è scomparsa, lasciando negli anziani che vissero quel glorioso periodo ricordi indelebili. Milano era tutto fervore ed operosità, altro che le "35 ore"; a quel tempo non era neppure un'illusione, si sgobbava piegati sulla morsa, al tornio, alla fresa, ecc. per molte ore al giorno, sindacati, contratti collettivi, triplice... ignoti concetti. Allora contavano la famiglia, i figli, l'onestà...
 
Questa Poesia è dedicata alla memoria di mio padre Pietro, operaio dell'Alfa Romeo al Portello di Milano dal 1927 al 1962
                                                                                                                               Angelo Martinelli

NOVEMBER 1948
Calava on quart ai vòtt
e in via Savòna,
sconduda in de la nebbia
d'on lunedì mattina,
November el nasseva
strusand i finestroni e i muradej.
Rivaven col pan pòss e la schiscetta
faa-su dent on giornal,
rivaven cont i crepp
ch'el fiaa boffaa in del veder
el scopellava su quij facc tròpp seri.
Gh'aveven el sospett
che nò domà in November,
ma tutt l'ann, la nebbia e la carisna
quattaven giò, là in fond, prima di praa,
la fabrica del veder.
Pociacch, terra battuda
e ciuff de pajocchin...
De chì, quell di castegn...
de là, ligaa al palon,
trè òquatter biciclett
denanz al bettolin
col sòlit resegusc
mes' ciaa coi mocc per terra.
"...ciao ti... ciao mì, ciao tucc..."
Parlaven de la paga, de balon
e in di pociacch negaven i schedinn
strasciaa dòpo un'oggiada a la Gazzetta.
Vosava la sirenna di vòtt or.
Nasseva on alter di de tirà-là.
Quell di castegn a ròst
'me on'ombra el pedalava
e on trenò el ziffolava
sul pont de San Cristòfen.

                           Marco Candiani

NOVEMBRE 1948
Mancava un quarto alle otto
e in via Savona,
nascosta nella nebbia
di un luned“ mattina,
Novembre nasceva
rasentando i finestroni e i muretti.
Giungevano con il pane raffermo
e il portavivande avvolati in un giornale;
arrivavano con le rughe
che il respiro soffiato nel vetro
scalpellava sopra quelle facce troppo serie.
Avevano il sospetto
che non soltanto in Novembre,
ma tutto l'anno,
la nebbia e la caligine
ricoprivano, in fondo, prima dei prati,
la fabbrica del vetro.
Pozzanghere, terra battuta
e ciuffi di paiocchino...
Di qua, quello delle castagne...
di là, legate al palo,
tre o quattro biciclette
dinanzi al bettolino
con la consueta segatura
mischiata ai mozziconi a terra.
"... ciao a te... ciao a me... ciao a tutti..."
Parlavano della paga, di pallone
e nelle pozzanghere annegavano le schedine
strappate dopo un'occhiata alla Gazzetta.
Urlava la sirena delle otto.
Nasceva un altro giorno da tirare innanzi.
Quello delle castagne arrosto
pedalava come un'ombra
e un treno zufolava
sul ponte di San Cristoforo.

Quando il mestiere me lo insegnava un "aguzzino"
Che sfortuna esser nato 60 anni fa, senza Cofferati, Pezzotta e Angeletti! Perché?
Perché se ci fossero stati loro avrei fatto una vertenza per sfruttamento minorile al mio "padrone" di bottega. Lui, sfruttandomi, mi insegnò un mestiere e l’educazione civile, morale e culturale. Mi costringeva a leggere libri di diverso contenuto (per la tua formazione di uomo, mi diceva!) e, in più, a fine settimana mi dava una paghetta e qualche mancia (che sfruttatore!). Ora di questi aguzzini non ce ne sono più. E con loro sono scomparsi i mestieri artigianali. Quando, fra poco, chiuderò bottega, saprò che per strada c’è un ragazzo in più che non sa far niente.
                                                                                                                               
 Anonimo milanese

P.S. Quell'antico aguzzino mi ha permesso di vivere, insegnandomi il suo mestiere, una vita tranquilla. Sono babbo e nonno. Grazie, sfruttatore, ti sarò riconoscente per tutta la vita
.