Poesie dal volume Paròll in del vent



MÈ MADER

Mè mader dent per dent la barbottava
che mi seri patii, che seri smòrt.
Mè mader dent per dent la me diseva:
            "...te gh’hee ona brutta cera...
                            te tiret tard la sera..."
Mè mader la rognava, la vosava
Mè mader, se tossivi, la pativa...
          ...mè mader... la stuffiva.
Adess la rògna pù, la tas, la vosa pù.
La tas, la parla pù e mi la inzighi...
Ghe disi che son smòrt,
che gh’hoo ‘na brutta cera
perché foo tard la sera.
Ma lee la tas... la tas e mì... la ciami.

Marco Candiani

MIA MADRE
Mia madre di tanto in tanto borbottava
che io ero smunto, ero pallido.
Mia madre di tanto in tanto mi diceva:
                   "...hai una brutta cera...
                  fai troppo tardi la sera..."
Mia madre era noiosa, gridava...
Mia madre, se tossivo, soffriva.
            Mia madre stancava.
          
Ora non annoia più, tace, non grida più.
Tace non parla più ed io la provoco...
Le dico che sono pallido,
che ho una brutta cera
perché faccio tardi la sera.

                Ma lei tace... tace ed io la invoco.

Bartali e Coppi, in fuga per sempre nella gloria

LA STRIA DE FAUSTO
Sott i frustad de l’acqua,
contra i boffad del vent,
con la toa faccia guzza
che la cuntava-su i patiment
di tò paisan, de tutta la toa gent,
te rampegavet strad ch’eren sentee
compagn d’on cavriœu in libertà.
Smaggia celesta e bianca la toa maja
che la volava dent el verd di lares
ò sora strad foghent al sô de luj;
Ma l’ombra de la toa bicicletta
l’era minga on manuber e dò rœud...
L’era ona stria, l’era la dislippa
che la ghignava a sentì el tò nòmm
de chì ò de là di Alp... Fausto ò Fòstò.
L’era gemò on bell pezz che la saveva
che a quarant’ann, cont i sò sgriff gelaa,
l’avria s’ceppaa i tò al.

Marco Candiani

LA STREGA DI FAUSTO
Sotto le sferzate della pioggia,
contro il soffio del vento,
con il tuo viso aguzzo
che raccontava le sofferenze
dei tuoi paesani, di tutta la tua gente,
scalavi strade che erano sentieri
come un capretto in libertà.
Macchia celeste e bianca la tua maglia
che volava dentro il verde dei larici
o sopra strade infuocate al sole di luglio.
Ma l’ombra della tua bicicletta
non era un manubrio e due ruote…
Era una strega, era la sfortuna
che sghignazzava a sentire il tuo nome
al di qua o al di là delle Alpi… Fausto o Fostò.
Era da tempo che sapeva
che a quarant’anni, con i suoi freddi artigli
avrebbe spezzato le tue ali.

...ma lei tace… tace
Chi non si è sentito rimproverare
dalla propria madre un rientro a casa
poco puntuale e magari a notte inoltrata?
Quante volte siamo stati rimproverati
per uno scarso riguardo nei confronti
della nostra salute?
Si sbuffava, si alzavano le spalle
in segno di noia per l’eccessiva
premura di cui eravamo oggetto.
Chi di noi non vorrebbe risentire quei rimbrotti?
Un cavaliere… d’altri tempi
Fausto Coppi uno dei più grandi,
se non il più "grande",
corridore ciclista di tutti i tempi;
immemorabile l’antagonismo con Gino Bartali.
Quanti giovani le sere d’estate fuori dai bar
commentavano le loro epiche imprese.
Allora lo "sport", quello vero, era "sano".
Oggi, invece, il "doping"
… ma è tutta un’altra storia.