Grazie Marco
Lo confesso, guardavo ai poeti come a personaggi che vivevano
sopra la classica nuvoletta a mezzo metro da terra.
Li vedevo aleggiare al di sopra dello sfrenato consumismo dove
la "tecnica globalizzante" entrata nella nostra vita quotidiana
ha combinato un sacco di guai, l'auto, il telefonino, la televisione,
i "viaggi" su Internet, le autostrade intasate, le assordanti discoteche,
e... mi fermo qui!
Questo me li rendeva un po' patetici, ma simpaticamente alleati.
La simpatia si trasformò in sincero affetto quando, in un pomeriggio
del Dicembre 1996 ebbi l'opportunità di ascoltare le tue poesie.
Mentre declamavi, dando dignità alla nostra amata "parlata milanese"
troppo spesso usata in modo grossolano e greve, parve anche a me
di stare sopra una nuvoletta, ma mi sembrava di starci
con i miei avi lombardi, con i miei genitori. 
Essi mi raccontavano senza lamentarsi il tempo della semplicità
e dei sacrifici e delle speranze.
Quel pomeriggio, nei tuoi versi,
ho sentito il profumo
di un tempo avaro, ma più serio, più responsabile, più morale.
Marco, io non ho premi da darti perché so che meritatamente
ne hai già ricevuti tanti, ma devo solo dirti...
... grazie.

Angelo Martinelli                                                          P O E S I E     P O E S I E

Marco Candiani,
superfluo dirlo è milanese.
Autore di commedie e
canzoni dialettali milanesi,
ha scritto "Paròll in del vent"
una raccolta di poesie,
da cui traspare
uno struggente amore
per la sua terra e per i suoi avi.
Ciò che si apprezza
nei suoi scritti
è la totale assenza di
banalità e di volgarità,
cose, purtroppo,
a cui si attinge spesso
quando si vuole usare
il vernacolo senza amarlo.
Inoltre ha liberamente
tradotto l'Opera di
Alessandro Manzoni
"I Promessi Sposi"
rimata in versi milanesi
composta da 500 sestine
pari a 3000 endecasillabi,
riportando a fronte la traduzione
in lingua italiana che ha
la funzione di vocabolario anche
per i milanesi di "adozione".

Copertina del volume di poesie
in dialetto milanese
Paròll in del vent

R I C O N O S C I M E N T I
...................................................................

1984
1° Premio: SANT AMBROEUS - Milano
1° Premio: MASCHERA D'ORO - Milano

1985
1° Premio: SANT AMBROEUS - Milano
Menzione d'onore: PIEDIMONTE ETNEO - Catania
1° Premio: MASCHERA D'ORO - Milano
1° Premio ex aequo: DON LISANDER - Lecco
1° Premio: G. TIRINNANZI - Legnano

1986
1° Premio: SANT AMBROEUS - Milano
1° Premio: LUIGI MEDICI - Bergamo
1° Premio: L'ESAGONO - Renate
1° Premio: SAN GIOCONDO - Erba
1° Premio ex aequo: G. TIRINNANZI - Legnano

1988
1° Premio: G. ANTONELLI - Ghemme
1° Premio: SAN GIOCONDO - Erba
2° Premio: LUIGI MEDICI - Milano
     AMBROGINO D'ORO - Comune di Milano
      Nomina a socio effettivo
     dell'Accademia del dialetto

1994
1° Premio: ARTE NORD - Milano

1996

1° Premio: F.DE LEMENE - Montanaso Lombardo

1997

1° Premio : B. BARONI - Lugano
1° Premio : G. MODENA
     San Felice sul Panaro (MO)



   

Candiani,
poesia al vento
Con il "milanese" Prévert

E’ il dialetto il protagonista
della sua ultima opera,
illustrata da Alberto Schiavi
Jacques Prévert, uno dei poeti
Francesi più popolari del Novecento
(morto a Parigi nel 1977).
Candiani ha tradotto alcune
sueliriche in dialetto milanese

Ma chi l’ha detto che la poesia è morta? Semplicemente, come ogni altra arte, si è trasformata. Mescolandosi e contaminandosi con tutte le suggestioni chele capitassero a tiro e che la aiutassero a ripensare le sue forme e i suoi contenuti. Prendiamo l’ultima fatica di marco Candiani, poeta, certo, ma anche sopraffino "mescitore". Il titolo suona così: Paròll in del vent (edizioni Arti Grafiche Marketpress). Subito, si intuisce chela polpa dell’opera è quel dialetto milanese di cui l’autore si ciba da anni (eccola qua la prima trasformazione). Poi, c’è il formato. Non unlibricino, di quelli che sembrano raccontare la "timidezza" della poesia di oggi, ma quasi un catalogo d’arte, ampio e arioso. E l’arte, nel senso più letterale, qui dentro c’è eccome, e porta la firma di alberto Schiavi, un pittore milanese che, in curriculum, ha 25 personali, oltre a tracce che non si contano nelle chiese, nei palazzi, poeta francese non sia nato a Neuilly sulla Senna, ma dalle parti del Naviglio pavese.nei musei. I suoi "affreschi", astratti e figurativi, affiancano i testi di Candiani, in italiano e in dialetto. Non semplici illustrazioni, ma interpretazioni. Verrebbe da dire: trasformazioni.
I temi, poi, non fanno che confermare questo spirito contaminatore dell’autore dei I Promessi Sposi in meneghino, la penultima "avventura" di Candiani. Le storie raccontate, infatti, a volte si accoardano alla popolarità del dialetto (si veda, per esempio, Cassina lombarda, "Cascina lombarda"), per volare alte, in altri casi sulle ali della classicità (al primm ciaror, "All’alba").
Poi ci sono i tuffi nel passato, nella memoria (la guerra, la miseria…), necessari quando c’è di mezzo la lingua del Porta. Infine, una sorpresa: Candiani ha tradotto in dialetto alcune poesie di Jacques Prévert.
E l’effetto è di quelli da fantaletteratura: per un attimo si ha la certezza che il grande poeta francese non sia nato a Neuilly sulla Senna, ma dalle parti del Naviglio Pavese.